- L’Africa: continente giovane, ricco di risorse e opportunità
“Africa: the Unknown. Resources and
Gains”. E’ il volume, frutto del lavoro di Ricerca di Scuola Sinderesi,
del Centro Alberto Hurtado, presentato oggi alla Pontificia Università
Gregoriana. Il testo, partendo dal principio dell’Ubuntu e nella logica
inclusiva dell’Enciclica Fratelli Tutti, evidenzia le conquiste e le risorse,
presenti nel continente africano, nei settori della politica, dell’economia, della
cultura e nell’ambito religioso ed ecclesiale
- Marina
Tomarro
Parlare
dell’Africa, da un punto di vista inedito, come un continente con risorse e
guadagni. Vuole raccontare questo il volume: “Africa: the Unknown. Resources
and Gains”. Il testo, che raccoglie una serie di contributi di esperti del
settore, senza ignorare i problemi e limiti dell’Africa, vuole partire da una
visione differente, cioè quella dell’Ubuntu, la tradizionale ideologia
dell'Africa sub-Sahariana, che si focalizza sulla lealtà e sulle relazioni
reciproche delle persone, per contrastare l'individualismo egoistico che
avvelena il mondo e sostenere la riconciliazione e la comprensione reciproca
tra parti in conflitto, spinte a guardare oltre i propri interessi particolari
verso il bene comune e per trovare una soluzione all'attuale crisi economica e
ambientale.
L'Africa
presentata con uno sguardo diverso
“Parliamo di un
Africa sconosciuta, perché noi l’abbiamo voluta presentare come un continente
di risorse e di successi – spiega monsignor Samuele Sangalli, coordinatore
di Scuola Sinderesi – anziché vederla sempre soltanto attraverso le sue
problematiche. Il nostro sguardo invece è stato completamente diverso, per dire
che dall’Africa è un continente giovane, in quanto c’è un tasso di natalità
alto e l’età media è molto giovane e ha delle risorse sue proprie”.
Nel volume è affrontata la teoria dell’Ubuntu. Di cosa si tratta in specifico?
R - La teoria
morale dell’Ubuntu si fonda sulla filosofia africana, che privilegia
l’interdipendenza come qualità intrinseca e non secondaria alla nostra identità
individuale. Dentro questa visione cosmologica, che è molto vicina a quella
proposta da Papa Francesco nell’ enciclica Fratelli tutti, il risvolto morale
dell’Ubuntu, che letteralmente significa ”io sono per virtù dell’umanità degli
altri”, ci dice che fondamentalmente, se noi guardiamo alla radice della
cultura profonda africana, c’è questo senso di collaborazione e
corresponsabilità nell’affrontare qualsiasi sfida della vita, anche se la
globalizzazione e l’impatto con la nostra cultura occidentale mette a dura
prova questa corrente di pensiero africano.
Ma in che
modo va ad influenzare positivamente lo sviluppo del continente africano?
R - Nella
nostra indagine, che ha toccato diverse zone del continente, abbiamo voluto
guardare la realtà da diversi punti di vista: storico, culturale, economico,
politico, ambientale e della salute, focalizzando poi per ogni ambito un Paese
diverso, e come questo principio dell’Ubuntu abbia portato a delle metodologie
nuove. Ad esempio, l’interdipendenza sociale, che è diventata un lievito
giuridico nella Costituzione inclusiva del Sudafrica, continua a resistere anche
dopo il grande periodo storico di Nelson Mandela. Abbiamo anche visto come
questo principio della corresponsabilità generi un rapporto interreligioso
nell’Africa del Nord, come ad esempio in Senegal, una relazione di coesistenza
tra le diverse etnie e religioni che va nell’ottica dell’Ubuntu. Abbiamo
studiato le crisi del Camerun e del Congo attualmente in atto, l’inculturazione
dei processi di queste situazioni complesse, che riusciamo a capire solo se
collegate a questo principio della corresponsabilità propria della identità
africana (l'Ubuntu). E di fatto le Conferenze Episcopali di questi Paesi, in
questo momento, stanno diventando anche molto coraggiose nell’indicare questa
strada, per trovare soluzioni di pace, di prosperità e di convivenza tra popoli,
nonostante le diversità culturali, sociali e religiose.”
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